Emergenza Covid: ristori a fondo perduto pił alti per chi chiude, ridotti per bar-ristoranti
Il Governo sdoppia il decreto legge Novembre, con la coda di Cassa integrazione Covid-19 per le ultime settimane del 2020, e anticipa con un nuovo provvedimento d’urgenza atteso in Gazzetta già domani i ristori per le attività economiche che sono state limitate o direttamente chiuse con il Dpcm approvato nella notte di sabato e in vigore da oggi fino al 24 novembre prossimo.
L’obiettivo è quello di erogare già entro la metà del prossimo mese un contributo a fondo perduto per le attività più colpite. L’idea su cui stanno lavorando il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e quello dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, è quella di prevedere ristori veloci e da far correre su un doppio binario: un rimborso più elevato per quelle attività che da oggi dovranno sospendere del tutto la loro attività come cinema, sale gioco e scommesse, sale bingo, palestre, centri sportivi o piscine per citarne alcune, e un ristoro più ridotto per quelle attività obbligate a chiusure limitate come bar, ristoranti e pub che potranno operare dalle 5 del mattino fino alle ore 18 per i servizi al tavolo o al banco e proseguire otre la chiusura al pubblico solo con servizi di asporto.
La novità rispetto alla prima edizione del fondo perduto introdotta al decreto Rilancio è che il ristoro sarà svincolato dalla perdita di fatturato e sarà erogato a tutte le attività coinvolte dalla nuova stretta anche con un volume di affari o di corrispettivi superiore a 5 milioni di euro. A selezionare le attività - «circa 350mila le imprese coinvolte», ha detto ieri sera Gualtieri al Tg1 - questa volta, saranno i “codici Ateco”.
Per l’erogazione tornerà in campo l’agenzia delle Entrate con la procedura già collaudata con il decreto rilancio. Una procedura che nei dieci giorni successivi alla presentazione della domanda è in grado di accreditare sul conto corrente del contribuente il contributo spettante. Il ristoro, per altro, sarà automatico per chi ha già ottenuto il contributo nella prima edizione e «non si dovrà presentare domanda», ha precisato ancora il ministro dell’Economia. In attesa delle norme Gualtieri ha anche annunciato che questa volta l’aiuto sarà di importo più elevato rispetto alla prima edizione, quando secondo alcune stime i ristori incassati mediamente si aggiravano su un 20% delle perdite subite.
Il nodo vero dell’operazione sono le risorse disponibili tra il sostegno all’occupazione e il nuovo fondo perduto. Difficile ipotizzare che per tutto il pacchetto annunciato ieri da Conte in conferenza stampa possano essere sufficienti due miliardi di euro. Solo per cassa integrazione, ripetizione dell’indennità una tantum per gli stagionali del turismo, spettacolo e lavoratori dello sport, nonché l’erogazione di una ulteriore mensilità del reddito di emergenza servirebbero allo stato attuale non meno di 3-4 miliardi. A questi si dovrebbero aggiungere 1,5-2 miliardi per il fondo perduto e qualche altra centinaia di milioni per il nuovo credito d’imposta per gli affitti commerciali di ottobre e novembre e per l’esenzione dal versamento della seconda rata dell’Imu, questa volta non più riservata ai soli albergatori o al settore del turismo ma estesa anche ai settori della ristorazione e dello sport.
Al momento, l’ipotesi più accredita sulla cassa integrazione è un allungamento di 10 settimane per arrivare al 31 gennaio proprio per aiutare i settori più colpiti dalla crisi sanitaria. In legge di Bilancio poi si aggiungeranno altre 8 settimane, per un totale di 18.
Il punto però, trapela da fonti del governo, è che un spostamento di risorse verso gli indennizzi, rischia di accorciare la prima tranche di Cig d’emergenza da 10 a 6 settimane, e arrivare così a fine dicembre.
Il tema è delicato. Anche perché nel pacchetto di aiuti immediati potrebbe finire anche una ulteriore indennità (mille o 600 euro) per i lavoratori che operano in alcuni settori in affanno, come «gli stagionali del turismo, gli intermittenti, i lavoratori dello spettacolo e dello sport», ha detto ieri il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo. Oltre a una nuova mensilità del reddito di emergenza (fino a 800 euro mensili, elevabili a 840 euro in determinati casi in cui sono presenti disabili gravi o non autosufficienti).
L’allungamento della cassa integrazione d'emergenza è strettamente legato alla sorte del blocco dei licenziamenti, visto che le due misure dall’inizio della pandemia stanno viaggiando sostanzialmente allineate. Una idea del governo è un allungamento del divieto di recessi datoriali individuali e collettivi per motivi economici fino al 31 gennaio (legandolo alle nuove 10 settimane di Cig Covid-19). Se però si dovesse scendere a 6, per ragioni di risorse, il divieto di licenziare si fermerebbe a fine dicembre. I sindacati però premono per spostare l’asticella più avanti, almeno a metà marzo, ipotizzando nuove settimane di Cig con la legge di Bilancio, per questo, da giorni, sollecitano un faccia a faccia chiarificatore con il premier, Giuseppe Conte. Che al momento però ancora non si è svolto.
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