Due leve in campo per sostenere l’occupazione, attraverso la reintroduzione di incentivi “vincolati” alle assunzioni stabili e l’eliminazione delle causali almeno fino alla fine dell’anno per i contratti a termine.
L’emergenza coronavirus sta avendo un impatto drammatico sul mercato del lavoro, i dati sulla caduta degli occupati e il crollo verticale dei contratti a termine, hanno fatto accendere una spia rossa all’interno del governo. I ministri dell’Economia, Roberto Gualtieri, e del Lavoro Nunzia Catalfo stanno lavorando in modo congiunto ad un pacchetto di misure necessarie al sostegno delle imprese e dei lavoratori. Archiviato il decreto 52 che anticipa le 4 settimane di Cig (eliminando la decorrenza dal 1° settembre), i tecnici di via XX Settembre e del ministero del Lavoro stanno pensando ad una doppia mossa: la prima, favorire la ripresa delle assunzioni tempo indeterminato, attraverso un nuovo meccanismo di incentivi fiscali - probabilmente sotto forma di sgravi contributivi -, della durata di 6 mesi, con un vincolo per l’impresa beneficiaria del bonus, che non potrà licenziare il neo assunto per i successivi 9-12 mesi. Quanto sia “pesante” l’incentivo non è ancora noto: l’istruttoria tecnica è praticamente all’inizio.
Il secondo intervento passa per l’ulteriore semplificazione della normativa sui contratti a tempo determinato, somministrazione inclusa. L’idea è quella di allungare almeno fino a dicembre il congelamento delle causali previste dal decreto Dignità per proroghe e rinnovi. Al momento, lo stop alle causali è in vigore fino a fine agosto per effetto del decreto Rilancio, ma l’estensione della deroga fino alla fine dell’anno potrebbe arrivare attraverso un emendamento nel corso della conversione in legge(ne sono presentati diversi da Pd e Iv) o, più probabilmente, con un decreto ad hoc. La proroga secca della deroga ai contratti a termine non piace però al ministro Catalfo: «C’è la norma nel decreto Rilancio, non si va oltre. Dobbiamo lavorare al rifinanziamento della Cig e su altre misure». Al ministero del Lavoro stanno ragionando su un decreto ad hoc che tenga insieme la proroga della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti oltre la scadenza del 17 agosto, in questa chiave potrebbe trovare spazio l’estensione della deroga al decreto Dignità per i contratti a termine.
Con queste mosse il governo vuole accompagnare la fase delicata della ripartenza, anche perché nel 2020 si stima una perdita dell’occupazione di 2 punti percentuali, pari a circa 4/500mila unità. Il ritorno agli incentivi ad hoc sui nuovi contratti stabili «conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che l’esecutivo è a favore del tempo indeterminato e lo vogliamo rendere meno costoso del tempo determinato - spiega Marco Leonardi, consigliere economico del ministro dell’Economia, Gualtieri -. La priorità è quella di incentivare le assunzioni». Per chi, invece, il contratto a tempo indeterminato lo ha già, l’ipotesi allo studio è di allungare la durata della cassa integrazione fino alla fine dell’anno, in larga parte con la copertura dei 20 miliardi dei fondi europei del programma Sure (ogni mese di proroga si stima costi circa 5 miliardi). In assenza di risorse sufficienti, si sta pensando di fiscalizzare gli oneri sociali per i contratti a tempo indeterminato, con il divieto di licenziare per le imprese che ne beneficiano.
Il problema è che per le imprese che hanno attivato la cassa integrazione per emergenza Covid-19 entro la prima decade di marzo, la proroga per complessive 14 settimane consecutive contenuta nel Dl Rilancio scade in questi giorni, ed anche agganciandoci le 4 settimane del Dl 52 si arriva comunque a metà luglio. Dopodiché le aziende, alle prese con la crisi di liquidità, si troveranno senza ammortizzatori sociali e con il blocco dei licenziamenti fino al 17 agosto. «Almeno per i settori più colpiti che non ripartiranno - sostiene la sottosegretaria al Lavoro, Francesca Puglisi - occorre garantire un sostegno prorogando la cassa integrazione fino alla fine dell’anno. È giusto che i contratti a tempo indeterminato costino di meno, con un incentivo alle assunzioni. Inoltre sui contratti a termine bisognerebbe derogare al decreto dignità per tutto il 2020 e il 2021, se si vuole favorire la buona flessibilità che più tutela i lavoratori».
Su un’altra misura allo studio del governo, l’ipotesi di una riduzione temporanea dell’Iva nei settori in difficoltà per dare una spinta ai consumi, il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani, frena: «Discuteremo una riforma fiscale in autunno. Bisogna selezionare bene le priorità perché le risorse non sono infinite e i fondi europei non possono essere utilizzati per ridurre le tasse».
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